Le Vie Delle Radici
Le Vie delle Radici
Un Importante Patrimonio Culturale Immateriale
Le vie delle radici” è un’iniziativa volta a preservare e valorizzare il ricco patrimonio linguistico e culturale del nostro territorio. In collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e l’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, l’Associazione Octavia ha condotto la prima fase di questa entusiasmante avventura, raccogliendo 782 toponimi situati in 16 comuni dell’Associazione.
Il nostro obiettivo è quello di conservare e tramandare i nomi dei luoghi, delle cascine e dei corsi d’acqua trasmessi nella lingua piemontese, rappresentando così un importante legame con il passato e le tradizioni della nostra terra. La toponomastica non è solo una mera denominazione geografica, ma una testimonianza viva delle vicende storiche, culturali e sociali che hanno plasmato il nostro territorio nel corso dei secoli.
Attraverso la partecipazione attiva della comunità locale e il lavoro appassionato di un team di esperti raccoglitori, abbiamo compiuto un primo passo significativo nella conservazione e nella valorizzazione delle nostre radici linguistiche e culturali. Ogni toponimo raccolto rappresenta un tassello prezioso nella mappa della nostra identità, una testimonianza autentica della ricchezza e della diversità che caratterizzano il Piemonte.
Condividiamo con voi l’entusiasmo per i risultati finora ottenuti e ci prepariamo a proseguire il nostro viaggio alla scoperta delle vie delle radici del nostro territorio. Continueremo a coinvolgere attivamente la comunità locale, gli appassionati di storia e cultura, così come gli esperti del settore, per garantire il successo e la duratura rilevanza di questa raccolta.
La Mappa
Cliccando sui nomi dei paesi potrete vedere e scaricare le ricerche toponomastiche
L’ Atlante Toponomastico del Piemonte Montano
Scoprire il territorio con i toponimi
L’Atlante nasce nel 1983 come progetto di ricerca toponomastica con l’obiettivo di raccogliere, salvaguardare e valorizzare i toponimi di tradizione orale piemontese, restituendoli nella forma in cui essi sono ancora in uso, prima che se ne perda la memoria e la possibilità di documentarli. Nelle nostre montagne, anche se non solo in esse, molti dei nomi di luogo ancora in uso sino a pochi decenni fa vanno oggi irreversibilmente perdendosi. A partire dai toponimi relativi a località un tempo fittamente abitate e ora semideserte o abbandonate, il fenomeno investe, con intensità e ritmi diversi, nomi di borgate e di singoli appezzamenti, di intere zone o di piccole località, alle alte come alle basse quote. E insieme si accrescono le modificazioni, le storpiature, le singolari trascrizioni in italiano, vere e proprie reinvenzioni (o massacri) dei termini locali che ne rendono definitivamente oscuro il senso e la ragion d’essere.
La drastica riduzione del patrimonio toponomastico tradizionale e la modificazione dell’intero sistema di denominazione dei luoghi sono in diretto rapporto con lo spopolamento dell’area alpina e con un più ristretto utilizzo delle sue risorse agro-silvo-pastorali, ma sono anche effetto di una nuova e diversa percezione dello spazio: uno dei tanti segni dell’impatto, sulla montagna, di nuovi modelli economici e culturali, propri dello sviluppo economico e sociale dell’ultimo secolo. È bensì vero che in ogni epoca si sono perse delle denominazioni e se ne sono acquisite delle altre, perché ogni generazione ha introdotto delle variazioni nei nomi dei luoghi e perché all’interno di ogni periodo storico è sempre esistita una dialettica asimmetrica tra nomenclatura ufficiale e popolare; e questo, nonostante che i nomi di luogo, quasi inscritti nella terra e nel paesaggio umano, costituiscano la parte più resistente al mutamento dell’intero patrimonio linguistico. Ma oggi siamo di fronte a una svolta nella realtà della toponomastica e il fenomeno cui assistiamo ha carattere più patologico che fisiologico.
Le sole armi della cultura sono certamente inadeguate a salvare un sapere accumulato nel tempo e che non sembra trovare nella realtà montana di oggi sufficienti ragioni e occasioni per prolungarsi e ritrasmettersi nel futuro. Esse possono tuttavia almeno riannodare il filo di una memoria ancora viva tanto fra le generazioni più anziane quanto in numerosi aspetti della cultura materiale e del paesaggio; una memoria che, attraverso i nomi dei luoghi, racchiude spesso informazioni preziose per lo storico e il geografo, per il linguista e l’archeologo, per il geologo e il botanico e che, per loro tramite, può ancora dare un contributo indiretto, ma concretamente utile, per ricostruire il passato e anche per ripensare un futuro per la montagna. A una condizione, però: che nella ricerca si proceda con quel rigore e quella sistematicità che spesso sono mancate nelle pur numerose indagini locali sin qui condotte: elenchi generalmente incompleti, nei quali non di rado la scelta risponde a criteri arbitrari e la trascrizione è approssimativa. Con questo progetto di ricerca, che riprende nelle sue linee essenziali una metodologia da tempo ideata, la Regione Piemonte ha inteso dare un suo contributo affinché lo studio toponomastico compia un salto di qualità, attraverso un’organica saldatura tra impegno locale e omogeneità d’impianto scientifico.
Scopo dell’ATPM è la raccolta sistematica dell’intera rete di nomi che gli uomini hanno dato, per distinguerli, ai luoghi, grandi e piccoli, rientranti nei loro interessi, ancor oggi in uso o per lo meno vivi nella memoria degli abitanti dei Comuni compresi nel territorio montano del Piemonte. I toponimi vengono cioè raccolti sul terreno, direttamente dalla voce dei portatori di un patrimonio di conoscenze che, per il fatto di essere affidato esclusivamente alla trasmissione orale, appare oggi come quello maggiormente sottoposto al rischio della cancellazione e dell’oblio. Per un duplice ordine di considerazioni, si è invece scelto di lasciare qui da parte la ricerca relativa alla documentazione storica. Quest’ultima, infatti, pur essendo estremamente importante e in alcuni casi assolutamente necessaria per l’interpretazione stessa delle attuali denominazioni dei luoghi, non presenta la stessa urgenza della prima; non solo, ma richiede tempi più lunghi, una metodologia, un approccio e competenze dei ricercatori impegnati in essa, diversi da quelli richiesti ai raccoglitori sul terreno. Ugualmente esclusa dai fini immediati e diretti della ricerca è l’analisi storico-etimologica dei toponimi, demandata agli specialisti, ai quali questo materiale – reso finalmente fruibile dai criteri di raccolta già indicati – viene affidato.
Con la collaborazione di docenti universitari di diverse Facoltà, si è tuttavia già avviata la messa a punto di una metodologia per un parallelo rilevamento archivistico. Nell’ambito dell’ATPM, ma in una serie a parte, si sta intanto progettando la pubblicazione di un certo numero di lavori di carattere storico, svolti come tesi di laurea in questi ultimi decenni, in particolare presso il dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Torino.
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